1996-2016: venti anni di scoperte per l’Osservatorio “Bellatrix”

Nei prossimi giorni, gli ultimi dell’anno, ricorre un avvenimento di straordinaria importanza per l’Osservatorio Astronomico “Bellatrix”, che ospita il Virtual Telescope Project e che al tempo si apprestava ad operare come struttura permanente a Ceccano (FR): venti anni dalla prima scoperta scientifica, la stella variabile V418 Vul.

La stella variabile V418 Vul, scoperta da Gianluca Masi il 1 agosto 1997

La stella variabile V418 Vul, scoperta da Gianluca Masi il 1 agosto 1997

[dropcap]C[/dropcap]orreva il 1996, un anno ricco di aspettative per gli amanti del cielo: grande era, infatti, l’attesa per la cometa Hale-Bopp, scoperta nel luglio del 1995 e che tra l’autunno del 1996 e la primavera del 1997  avrebbe assai probabilmente dato spettacolo (come, fortunatamente, sarebbe poi stato). Proprio per preparare una degna copertura del grande evento astronomico, da tempo avevo ripristinato il glorioso telescopio da 150mm, che dal 1988 aveva reso possibile una intensa attività astrofotografica.

Nei primi anni ’90 si era andata affermando una nuova tecnologia, quella delle riprese digitali mediante camere CCD, capaci di prestazioni straordinarie rispetto alle tradizionali pellicole, anche di quelle ottimizzate per la fotografia celeste. Tanto che accarezzavo l’idea di poter disporre di una tale camera proprio per lo studio dell’imminente cometa Hale-Bopp, se non fosse stato per il costo realmente proibitivo di tali, primi strumenti.

Nell’estate del 1996 scrissi, perciò, una lettera (internet con le sue email avrebbe iniziato ad affermarsi qualche mese dopo) alla Santa Barbara Instrument Group (SBIG) in California, proponendo di avere in prestito uno dei loro ultimi modelli, offrendo in cambio visibilità ai loro prodotti proprio grazie al lavoro scientifico che volevo svolgere. Incredibile, ma vero: l’azienda americana accettò e mi fece pervenire, il 18 dicembre 1996, un’unita CCD ST-7, al tempo davvero un gioiello.

Mi misi subito all’opera sperimentando lo strumento, che adoperavo proprio con il riflettore newtoniano da 150mm. Tra Natale e Capodanno del 1996, le poche sere serene installavo il tutto nel cortile della mia abitazione e, tramite dei lunghi cavi che avevo assai faticosamente saldato io stesso, controllavo sia il telescopio che la camera tramite il computer dall’interno, stando al caldo. Così potevo trascorrere più comodamente l’intera notte riprendendo il cielo.

Proprio le sere del 27 e del 31 dicembre (quest’ultima mentre incombevano i preparativi per congedare l’anno e salutare il nuovo 1997), il cielo era particolarmente sereno e terso, senza Luna. Un’occasione imperdibile per testare meglio le potenzialità del nuovo sistema, prima di raggiungere gli amici per la festa.

Immagini di scoperta della variabile V418 Vul: 27 dicembre 1996

Immagini di scoperta della variabile V418 Vul: 27 dicembre 1996

Di tempo ce n’era comunque poco, visto che cominciavano  già a svolazzare razzi e botti di capodanno, si imponeva un “mordi e fuggi” per evitare danni alla strumentazione. Decido di riprendere un solo oggetto celeste, scegliendolo tra i miei preferiti: l’onore sarebbe toccato alla meravigliosa nebulosa planetaria Messier 27, nella graziosa (e sfuggente) costellazione di Vulpecula (la “Volpetta”). Non era, però, una meta scontata: la costellazione, tipicamente estiva, era ormai al lumicino, visibile già bassa ad ovest al tramonto. Mi sarei comunque accontentato.

Immagini di scoperta della variabile V418 Vul: 31 dicembre 1996

Immagini di scoperta della variabile V418 Vul: 31 dicembre 1996

Catturo in entrambe le serate alcune immagini di Messier 27 che, nonostante la modesta altezza, si mostrava molto meglio che in qualsiasi fotografia tradizionale da me ottenuta in passato. Quelle poche immagini si sarebbero rivelate preziosissime qualche mese dopo, quando anche i fasti della cometa Hale-Bopp sarebbero già stati storia.

Nella tarda mattinata del 1 agosto 1997, infatti, decido infatti di confrontare quelle riprese di Messier 27, in particolare quelle del 31 dicembre, con altre ottenute ai primi di luglio, per verificare se nei dintorni della nebulosa si trovava qualche stella variabile, ossia dallo splendore mutevole nel tempo, come accade per molteplici ragioni, non tutte di intrinseco significato astrofisico. Lo avevo immaginato come un utile esercizio.

Immagini di scoperta della variabile V418 Vul: 9 luglio 1997

Immagini di scoperta della variabile V418 Vul: 9 luglio 1997

La densità di stelle in quella zona è davvero notevole, quindi il confronto non è proprio banale: procedo visualizzando in rapida successione le due immagini, perfettamente sovrapposte, in modo che eventuali stelle variabili vengono viste lampeggiare. E’ la cosiddetta tecnica del blinking. Inizio perciò a guardare attentamente l’animazione, stella per stella.

Dopo qualche minuto, mi accorgo che una stellina lampeggiante si trova proprio entro i confini, almeno prospettici, della nebulosa: è una vera stella variabile, di cui trovo in fretta via internet (nel frattempo i miei genitori, a inizio anno, mi avevano regalato per il compleanno un abbonamento ad internet, che si rivelerà cruciale nelle mie attività) i dettagli riguardanti la sua scoperta e la sua natura. Poco dopo, ricorderò che ne avevo già letto su una rivista.

Proseguo il confronto e una seconda stella “lampeggiante”, a sud di Messier 27, si palesa al mio sguardo. Anche qui, cerco sul web, grazie ai cataloghi online e, con sorpresa, mi rendo pian piano conto che non se ne trova traccia. Ricontrollo, stessa storia: quella stella, palesemente variabile, non è catalogata, quantomeno negli elenchi consolidati. Decido allora di chiedere un parere a chi di variabili se ne intende davvero.

V418 Vul al blinking

V418 Vul al blinking

Da quando, nel gennaio del 1997, avevo attivato un abbonamento internet, mi ero iscritto a diverse mailing list a tema astronomico, inclusa una dedicata proprio alle stelle variabili, amministrata da alcuni astronomi dell’Università di Kyoto. Decisi perciò di inviare una nota a quella lista, segnalando la possibile scoperta.

Dopo un paio d’ore, avevo già ricevuto diversi riscontri, tutti a favore della nuova scoperta. Inutile dire quale fosse il mio entusiasmo, letteralmente ed oggettivamente alle stelle. Le verifiche continuarono per qualche giorno, quando anche altri pareri e consultazioni determinarono appunto la genuinità della scoperta. Tra i messaggi di allora che ricordo con più emozione vi è quello di congratulazioni che ricevetti dalla compianta Janet A. Mattei, al tempo Direttrice dell’American Association of Variable Star Observers (AAVSO).

Questa scoperta della nuova stella variabile nella costellazione di Vulpecula, in una delle regioni del cielo più osservate in assoluto (vista la presenza in zona della celeberrima nebulosa planetaria Messier 27), mi diede una felicità immensa. Più volte, in quelle sere d’estate, guardai verso quell’angolo di cielo pensando che là si trovava la “mia” stella, che adesso avrei dovuto studiare in dettaglio per comprenderne la natura fisica e permetterne la classificazione definitiva.

Questo risultato aveva anche un ulteriore significato. Era la prima scoperta astronomica mai ottenuta dal basso Lazio, il che mi rendeva anche orgoglioso, essendo da sempre legato alla mia terra, il cui nome iniziava così a circolare nella comunità astronomica internazionale. Un pezzo della sua storia, ora, aveva a che fare con il cielo, grazie al mio lavoro.

Negli anni subito successivi, complice anche uno strumento di maggiori capacità che avevo messo in funzione, riuscii a osservare a lungo la nuova stella variabile, pubblicando i risultati e determinando che si trattava di una variabile di tipo Mira Ceti, oggi classificata con la sigla definitiva V418 Vul.

Curva di Luce di V418 Vul

Curva di Luce di V418 Vul

Sono passati venti anni da quella scoperta, cui ne sarebbero seguite molte altre. Confido che altre sorprese cosmiche si riveleranno agli occhi attenti del Virtual Telescope, meraviglie da condividere con i numerosi amici del progetto, cui auguro uno straordinario 2017.

Gianluca Masi

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